mercoledì 18 maggio 2016

LA NUOVA ERA GODE DI BUONA SALUTE

17 MAGGIO 2017

-SUL CORRIERE DELLA SERA:

NUOVA CONFERMA



Tumori al cervello, non c’è legame con i telefoni cellulari
Uno studio australiano cerca ha verificato che dal 1987 (quando sono arrivati i cellulari nel Paese) al 2013 non c’è stato un aumento dei casi di cancro
di Vera Martinella

Non ci sono dimostrazioni certe dell’esistenza di un «legame pericoloso» tra telefoni cellulari e tumore al cervello. E’ questa la conclusione a cui giunge un vasto studio australiano che ha analizzato i dati di oltre 34mila persone alle quali, tra il 1982 e il 2012, è stata diagnosticata una neoplasia cerebrale.I telefonini erano già stati «assolti per mancanza di prove» nel 2010 da un’ampia indagine condotta dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (lo Iarc di Lione) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che un anno dopo aveva però fatto un parziale dietrofront, quando un gruppo di 34 esperti al termine di una revisione degli studi sul tema aveva definito i campi elettromagnetici come «possibilmente carcinogeni», concludendo che la radiofrequenze dei telefonini e di altri apparati di comunicazioni wireless «potrebbero causare il cancro negli essere umani».
Lo studio australiano: in 30 anni nessun aumento dei casi di cancro
In questo nuovo studio appena pubblicato sulla rivista Cancer Epidemiology  gli scienziati australiani sono andati a verificare se, con l’introduzione dei cellulari iniziata nel Paese nel 1987 (oggi utilizzati da oltre il 94 per cento dei cittadini), fosse cresciuto il numero di persone che si sono ammalate di cancro al cervello. «Basandoci sui dati riportati nei registri nazionali relativi alle diagnosi oncologiche effettuate tra il 1982 e il 2013, abbiamo verificato che in questo arco temporale si sono ammalati di una neoplasia del sistema nervoso oltre 14mila donne e quasi 20mila uomini australiani – scrivono gli autori della ricerca -. Non abbiamo verificato quanto i pazienti abbiano utilizzato il cellulare, ma dai numeri emerge che non c’è stato un incremento dei casi tumori cerebrali, con la sola eccezione della fascia d’età tra i 70 e gli 84 anni. In questo gruppo di pazienti, però, si può ipotizzare che l’aumento sia dovuto a un miglioramento della diagnosi (grazie all’introduzione di nuove tecnologie più efficaci) più che all’uso dei telefonini».
L’esperto: «Non ci sono prove, ma usate il buonsenso»
Nel dibattito che ferve da anni sulla pericolosità dei cellulari, si alternano non di rado studi che periodicamente gettano sospetti sul fatto che un loro uso diffuso ed esteso possa favorire il cancro e ricerche che invece non trovano riscontro pratico a questi timori. Non di rado è stata chiamata in causa anche l’affidabilità delle indagini, spesso finanziati (in modo più o meo chiaro) dalle industrie produttrici di tecnologia. «Resta il fatto – conclude Francesco DiMeco, direttore del Dipartimento di Neurochirurgia della Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano e docente alla Johns Hopkins Medical School di Baltimora negli Stati Uniti – che ad oggi mancano le prove che ci sia un legame fra telefonini, wifi e tumori al cervello. Dev’essere chiaro che i cellulari non emettono radiazioni ionizzanti come quelle usate ad esempio per le radiografie, capaci di provocare mutazioni del DNA, ma solo onde radio che (per quanto appurato finora) non inducono nelle cellule e nei tessuti trasformazioni pericolose. Gli unici effetti sanitari avversi delle onde a radiofrequenza ad oggi accertati sono quelli di natura termica: ovvero, in pratica, l’energia assorbita viene trasformata in calore all’interno dell’organismo. Ma questi effetti si verificano solo a livelli di esposizione molto elevati, parecchio superiori a quanto avviene con un telefono mobile. Ciò detto, è sempre consigliabile utilizzare il buon senso: evitare gli eccessi, come per ogni cosa del resto; utilizzare auricolari e sistemi viva-voce quando possibile; e, chi fa uso di determinate apparecchiature elettromedicali (come i portatori di pace-maker), non deve tenere il telefono in prossimità o a contatto con l’impianto (ad esempio nel taschino della giacca) così da prevenire eventuali interferenze sul corretto funzionamento del dispositivo medico».
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http:corriere.it/salute/sportello_cancro/16_maggio_12/tumori-cervello-non-c-legame-telefoni-cellulari-d564b886-184f-11e6-a1e6-27507766f8b3.shtml

REAZIONE:I NEMICI DELLA SCIENZA SMENTITI.QUESTE COSE LE VENGO DICENDO SIN DALL’INIZIO,ANCHE QUANDO IL TEMPO NON SI ERA ANCORA FATTO,OGGI I 10 ANNI SONO ARRIVATI E PASSA SENZA CHE SI SIA VERIFICATO NE UN SOLO CASO DI MALATTIE TUMORALI.PER CHIUNCHE ABBIA ELEMENTARI CONOSCENZE SCIENTIFICHE MEDICHE L’INOCUITA DELLE ONDE RADIO DEI CELLULARI E’ EVIDENTE MA………..LE FORZE DELL’OSCURANTISMO NON DORMONO MAI.
PER ONESTA INTELLETTUALE VEDIAMO DI SEGUITO LE DUE CAMPANE,A FAVORE E CONTRO, DI QUI SI PARLA SOPRA ANCHE SE BISOGNO NON C’E NE SAREBBE,QUESTA FONDAZIONE VERONESE NON LA CONOSCO E L’ARTICOLISTA NON E’ PROPIO OGETTIVO MA TENDENZIOSO:

1-“ASSOLTI PER MANCANZA DI PROVE” NEL 2010

corriere.it
Tumori: cellulari assolti (per ora)

Donatella Barus (Fondazione Veronesi)
LA RICERCA

I risultati del più ampio studio mai condotto: «Nessun legame accertato fra telefonini e tumori cerebrali, ma è prematuro dire che il rischio non c’è»

MILANO – Assolti per mancanza di prove. Questo è il verdetto della più estesa indagine mai condotta sui telefoni cellulari e i tumori cerebrali. «I risultati non ci permettono di dire che c’è qualche rischio associato all’uso dei telefonini, ma è anche prematuro affermare che il rischio non c’è» ha dichiarato Christopher Wild, direttore dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (larc) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha finanziato la ricerca.

FUMATA GRIGIA – L’attesa per i risultati dello studio, chiamato Interphone, era quella delle grandi occasioni. Dieci anni di lavoro, 13 Paesi coinvolti (Italia compresa), oltre 10mila interviste e 19 milioni di euro investiti facevano sperare in una parola definitiva sul dilemma che ha accompagnato sin dai suoi inizi il boom planetario della telefonia mobile: accostare ogni giorno il cellulare all’orecchio è pericoloso o no? E invece il responso, apparso con un lungo articolo sull’International Journal of Epidemiology, è stato: «non si può dire, per ora».

LO STUDIO – Da tempo si cerca di capire quale effetto abbiano le radiazioni elettromagnetiche emesse dai telefonini. Le ricerche di laboratorio non hanno dato risposte chiare sui possibili danni a cellule e tessuti, dunque ci si è concentrati sull’epidemiologia, andando a verificare cosa succede in grandi numeri di persone. Lo studio Interphone si è basato su interviste a circa 5mila uomini e donne fra i 30 e i 59 anni che, fra il 2000 e il 2004, hanno avuto una diagnosi di tumore cerebrale, glioma o meningioma, due forme che si ritengono potenzialmente legate rischio-telefonino. A ciascuno è stato chiesto quanto e come avesse usato cellulari negli anni precedenti, e le loro risposte sono poi state confrontate con quelle di oltre 7mila soggetti non colpiti da tumore.
I RISULTATI – Alla fine del lavoro, i numeri non hanno mostrato una correlazione fra l’uso del telefonino e questi due tumori, fatta eccezione per un certo aumento del rischio di glioma nei forti utilizzatori, che però desta qualche sospetto negli autori. Una cinquantina di pazienti, ad esempio, hanno riferito di aver usato cellulari per più di cinque ore al giorno, alcuni perfino 12 ore al giorno. «Questo risultato è probabilmente falsato da motivi psicologici: probabilmente i malati hanno esagerato involontariamente il tempo passato al telefonino – ha spiegato spiega Paolo Vecchia, ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità (che ha diretto lo studio italiano) -. La prova è che questo aumento si ha solo nell’ultimo gruppo di utilizzatori, e non è graduale. Inoltre solo fra i malati c’è chi ha dichiarato utilizzi di oltre 12 ore al giorno, o addirittura in anni in cui il telefonino non era ancora stato inventato».
I TEMPI SONO CAMBIATI – Un secondo problema della ricerca evidenziato dagli stessi autori è che in questi anni le abitudini degli utenti sono molto cambiate. Oggi nel mondo ci sono oltre quattro miliardi e mezzo di sottoscrizioni ai servizi di telefonia mobile, le ore trascorse al cellulare sono aumentate rispetto a quelle registrate in Interphone, secondo cui i più accaniti dichiaravano una mezz’ora al giorno.
NON CI SI FERMA QUI – Mai come in questo caso, hanno commentato gli osservatori, è calzante il vecchio ritornello «servono ulteriori studi», specie sui più giovani, che fra chiamate e messaggini ora sono al cellulare in media un’ora al giorno, su periodi di tempo più lunghi e su altre malattie, come i tumori delle ghiandole salivari e i neurinomi dell’acustico. Fra le ipotesi sollevate c’è anche quella di utilizzare i dati delle compagnie telefoniche per avere informazioni oggettive sui consumi. Al di là delle tante proposte di metodo, il nodo che tutti riconoscono è che indagini di questo tipo richiedono sforzi colossali e costi enormi. Comunque si va avanti: il mese scorso è già stato lanciato uno studio che recluterà 250mila partecipanti e li seguirà per 30 anni.
Donatella Barus
(Fondazione Veronesi)
20 maggio 2010 (modifica il 25 aprile 2012)
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http:corriere.it/salute/sportello_cancro/10_maggio_20/tumori-cervello-telefonini-assolti-con-riserva_1b670bf0-63f6-11df-ae00-00144f02aabe.shtml
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2-“POSSIBILMENTE CARCINOGENI”

-CORRIERE DELLA SERA:

SALUTE

Allarme dell’Oms su cellulari e wi-fi,«Rischio tumori del sistema nervoso»

La ricerca di un’agenzia dell’Organizzazione mondiale della sanità. Ma sono necessari altri approfondimenti
di Redazione Online Salute



 

MILANO- La radiofrequenze dei telefoni cellulari e di altri apparati di comunicazioni wireless «potrebbero causare il cancro negli essere umani». Lo ha deciso un gruppo di 34 esperti dell’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancrodell’Organizzazione Mondiale della Sanità che al termine di una review degli studi sul tema ha definito i campi elettromagnetici come «possibilmente carcinogeni».
TEST SUGLI ANIMALI –La valutazione del panel di esperti, che sarà contenuta in una monografia di prossima pubblicazione, si basa sia sui test sugli animali effettuati finora che sui dati degli studi epidemiologici sull’uomo: «In entrambi i casi le evidenze sono state giudicate limitate per quanto riguarda il glioma e il neurinoma acustico (tumore del nervo uditivo ndr) – ha spiegato Jonathan Samet, che ha coordinato il gruppo di lavoro – mentre per altri tipi di tumore non ci sono dati sufficienti».
ALTRI STUDI – Gli esperti hanno sottolineato che serviranno ulteriori ricerche prima di avere conclusioni definitive: «La nostra classificazione implica che ci potrebbe essere qualche rischio – ha aggiunto l’esperto – e che tuttavia dobbiamo continuare a monitorare con attenzione il legame tra i cellulari e il rischio potenziale. Nel frattempo è importante prendere misure pragmatiche per ridurre l’esposizione, come l’uso di auricolari o il preferire i messaggi di testo alle telefonate ove possibile». Anche dall’Istituto Superiore di Sanità si sottolinea la necessità di studi ulteriori: «Quello più importante si chiama Cosmos, e coinvolge 250mila persone in tutta Europa – conferma Susanna Lagorio epidemiologa dell’Istituto scientifico del Ministero della Salute – e dovrebbe riuscire a superare tutte le limitazioni dei precedenti. Nel frattempo le raccomandazioni di limitare l’uso del telefonino sono più che altro a scopo precauzionale, perchè solo l’Oms può dare indicazioni di salute pubblica, e lo farà probabilmente tra due anni in un volume apposito sulle radiofrequenze».
IL SIGNIFICATO – Sul rapporto tra cellulari e tumori la scienza in questi anni si è divisa: alcuni studi hanno ritenuti i telefonini potenzialmente cancerogeni, altri li hanno assolti e altri ancora, come la ricerca Interphone, finanziata dall’Organizzazione mondiale della sanità e i cui risultati erano stati diffusi lo scorso dicembre, non erano arrivati ad alcuna certezza che l’utilizzo dei cellulari, anche prolungato, potesse aumentare il rischio di tumori al cervello. Oggi l’Oms, grazie al suo gruppo di 34 esperti che ha definito i campi elettromagnetici come «possibly carcinogenic», cerca di aggiungere un tassello alle attuali conoscenze. Rimangono perplessità che lo studio Interphone , il più grande mai effettuato sulla pericolosità dei telefoni cellulari, non era riuscito a dissipare nonostante 10 anni di lavoro, più di 19 milioni di euro e 10mila interviste condotte in 13 Paesi. Le cifre uscite dalla ricerca parlavano di un’assenza di rischio per gli utilizzatori, fatta eccezione per i più assidui, anche se erano gli stessi autori a mettere le mani avanti. «I risultati non ci permettono di dire che c’è qualche rischio associato all’uso dei telefonini – afferma va Christopher Wild, direttore dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) dell’Oms, che ha finanziato lo studio – ma è anche prematuro affermare che il rischio non c’è». I risultati dello studio avevano mostrato una minore probabilità di sviluppare i tumori in chi utilizzava poco il telefonino rispetto anche ai soggetti sani, mentre per gli utilizzatori più assidui, che comunque non superavano la mezz’ora al giorno, è risultato un maggior rischio per il glioma pari quasi a un terzo. In questi ultimi mesi non sono mancati altri studi sull’argomento, spesso con risultati contraddittori. Secondo una ricerca pubblicata lo scorso febbraio le telefonate lunghe modificano l’attività del cervello nelle zone limitrofe alla posizione dell’antenna, ma non è chiaro se questo cambiamento di attività abbia dei significati dal punto di vista della salute, e anzi per un’altra ricerca l’uso del telefonino aumenterebbe la memoria. Un’altro studio aveva messo in luce invece alcuni effetti negativi sulla fertilità. Tuttavia, nonostante le poche certezze, lo scorso 27 maggio il Consiglio d’Europa di dire no ai telefonini nelle scuole e far utilizzare nelle classi i collegamenti fissi per internet invece del wi-fi per ridurre i pericoli derivanti dell’esposizione ai campi elettromagnetici, sulla base del principio di precauzione.
ASSOTEL: «COME IL CAFFÈ» – «La IARC (l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha classificato – si legge in una nota di Assotelecomunicazioni (Asstel) l’associazione aderente a Confindustria che rappresenta le imprese di telecomunicazioni – l’esposizione ai campi elettromagnetici a radio frequenza nella classe 2B in riferimento all’uso del telefono cellulare. Secondo la IARC questo significa che “ci potrebbe essere qualche rischio” e che occorre continuare a monitorare gli sviluppi scientifici. La classe 2B la terza classe di classificazione su cinque e contiene altre sostanze di uso comune come ad esempio il caffè e i sottoaceti». La IARC, ricorda anche Assotelecomunicazioni, «ha valutato anche tutti gli studi sull’esposizione ambientale e occupazionale ai campi elettromagnetici, come quella delle antenne per telecomunicazioni, e li ha considerati, invece, inadeguati a evidenziare un aumento dei rischi per la salute. La decisione della IARC verrà ora esaminata dagli altri enti scientifici e sanitari, tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per la valutazione complessiva dei rischi per la salute associati all’uso del telefono cellulare».
CODACONS: «PRONTI A CLASS ACTION» – «Già da tempo il nostro ufficio legale, sulla base delle conoscenze finora acquisite ha avviato un studio sulla fattibilità di un class action in favore di tutti coloro che utilizzano telefonini cellulari in relazione ai danni alla salute da questi prodotti. Dopo l’allarme lanciato dall’Oms la nostra azione collettiva prende sempre più forma ed è destinata ad approdare a breve in tribunale». Lo afferma il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. «Lo scopo della nostra class action è quello di far ottenere un risarcimento agli utilizzatori di cellulari per i gravi rischi corsi legati alla possibile insorgenza di tumori. Dopo la notizia diffusa oggi – prosegue Rienzi – chiediamo al Ministero della Salute di obbligare i produttori di apparecchi telefonici ad apporre sui cellulari avvertenze circa possibili pericoli per la salute al pari di quanto già avviene per i pacchetti di sigarette».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http:corriere.it/salute/sportello_cancro/11_maggio_31/oms-cellulare-wireless-cancerogeni_a5ba3960-8ba2-11e0-93d0-5db6d859c804.shtml

-VEDI QUESTO SCRITTO ANCHE SULLA PUBBLICAZIONE ORIGINALE NEL MIO BLOG DEI FATTI INTERNI:
 https://dotciancimino.wordpress.com/2016/05/16/faites-internes-1continuation-288/